C’era una volta un Re,

Il suo nome era Cuore e viveva in un castello incantato, su una bellissima isola, in mezzo al mare. Era un uomo molto forte e volitivo e non amava indossare gli abiti regali. Era una persona molto generosa ed esuberante, poco paziente ed autoritaria.

Nel Suo castello metteva in riga tutti i suoi sudditi. Ogni giorno a l suo arrivo nel gran salone del trono, gli uomini al suo servizio si avvicendavano con le più svariate domande:

“Buongiorno Sua Maestà, gradisce un caffè?”

“Buongiorno Sua Maestà, ha già programmato le commissioni del giorno?”

“Sua Maestà, volevo salutarla e riferire le novità”.

Re Cuore non era un uomo di molte parole, era solitario e spesso taciturno. Aveva un aspetto un po’ burbero compensato però da uno sguardo tanto buono.

Quando qualcuno lo contraddiceva, non era piacevole stargli accanto, le urla si udivano fino al cancello del suo Regno “infinito”, ma godeva della stima di tutti, perché aveva il dono di leggere nell’animo delle persone.

Rifiutava la mantella, lo scettro e la corona e preferiva abiti più modesti per dedicarsi al suo hobby preferito: l’orto.

Aveva un fisico allenato, tanti muscoli, ed uno sopra tutti: un gran cuore!

Il Re Cuore divideva il suo castello con la sua amata Regina, una donna occidentale che aveva le sembianze di donna araba: era mora, con i capelli lunghi ricci. La Regina aveva per tutti un sorriso bellissimo, disarmante, bastava la sua presenza per dispensare allegria e buon umore. Era amata da tutti i bambini del castello, il suo sguardo dolce e profondo rivelava un animo molto sensibile.

La Regina era sempre attenta alla sofferenza umana, purtroppo da piccola aveva conosciuto il dolore perdendo durante una lunga e cruenta battaglia il suo adorato papà.

Questo il Regno di Re Cuore, poche regole da rispettare alla sua corte: coerenza, lealtà onestà. Re cuore era conosciuto per il valore delle sue azioni umanitarie.

Un giorno arrivò al castello un messo con una lettera:

“Invitiamo sua maestà, Re Cuore nelle nostre terre, a farci visita. Saremmo lieti di accoglierla tra la nostra gente con umiltà e la speranza che un Suo intervento possa mettere pace tra le persone del nostro popolo. Fiduciosi in una risposta affermativa, aspettiamo con ansia un atteso riscontro.”

Era un invito di solidarietà, una richiesta di aiuto.

Re Cuore non poteva rimanere sordo a tale preghiera e fece rispondere immediatamente a quella lettera, assicurando la sua presenza e accogliendo così quell’accorata richiesta di intervento.

Preparò accuratamente la sua valigia, ci mise dentro un pugno di terra presa dal suo castello, una foto della sua amata Regina, pochi vestiti, una coscia di pollo arrostita per uno spuntino a metà viaggio, dispose che tutti i cavalli alati del suo regno fossero preparati, lavati i loro manti e lucidate le loro criniere e code. Furono selezionati i migliori uomini a corte, uomini forti, addestrati, dinamici, pronti al sacrificio chiesto dal loro signore. Re Cuore sapeva che quel viaggio non era una vacanza, la sera prima della partenza ordinò che ogni uomo fosse libero di stare a casa con la famiglia per stringere le proprie mogli e giocare con i propri figli.

“Siamo pronti?” Gridò il Re in sella al suo cavallo alato.

“Siiiiii! “ Risposero in coro i suoi uomini salutati dai loro cari.

Era estate e faceva molto caldo, il mare era blu e il prato rigoglioso, l’aria profumava di violette.

All’alba di quel giorno della settimana di quell’anno che non si sa, Re Cuore e i suoi uomini partirono.

Fu un lungo viaggio e dopo aver attraversato mari e monti, finalmente arrivarono a destinazione.

Sembrava un paesaggio lunare. Re Cuore conosceva quei luoghi, per molti suoi uomini era invece la prima volta.

Era una terra arida, le montagne avevano il colore della sabbia del deserto, un posto molto diverso dai luoghi da cui provenivano. Era molto caldo di giorno e freddo di notte. In quel paese del medio Oriente, distrutto dalla guerra le case erano ridotte a cumuli di macerie, diroccate, le strade sterrate e piene di detriti. La gente del posto era spaventata e diffidente. Altri uomini malvagi e senza scrupoli avevano distrutto tutto, ma non la dignità in cui vivevano tutto il loro dolore.

Donne e bambini giravano per le strade, sostavano nei quartieri sventrati, trascorrevano il tempo chiacchierando scalzi, e giocando con giochi di fortuna.

Si racconta che ad un certo punto, Re Cuore, senza apparente motivo fermasse di colpo il suo seguito, scendesse da cavallo e si chinasse a raccogliere un fiore tipico di quel luogo, una rosa di Jerico che pare fosse indicata come la pianta della Resurrezione. Questo gesto destò stupore in tutti i presenti, comprese le genti del luogo che furono conquistate dal suo animo nobile.

Re Cuore e i Suoi uomini furono accolti con fiducia, fu data loro ospitalità e dedicata una dimora spartana, ma pulita e decorosa. Non c’era il letto a baldacchino e i petali di rosa sul tappeto, ma la gente era affabile e disponibile.

L’aria profumava di cumino e pepe garofano. Si mangiavano zuppe di legumi e pane azzimo caldo.

All’indomani dell’arrivo il Re chiese di poter visitare il posto e far visita a donne e bambini, portando loro qualche dono. Si rattristò alla visione di tanta desolazione, aveva capito il dolore di quelle persone, confortava i suoi uomini perché colti impreparati a quello scenario.

Cammina cammina, ad un certo punto accade un episodio singolare.

Una bambina si avvicina al Re senza alcun timore e cerca di attirare la sua attenzione, afferrando con la manina un lembo del suo drappo.

Quando Sua Maestà abbassò lo sguardo fu rapito dalla visione di una creatura incantevole. Aveva lunghi capelli ricci spettinati dal vento, grandi occhi scuri, un portamento fiero, un sorriso disarmante. Indossava un abito di tessuto, doveva essere di cotone chiaro e un leggero velo sul capo per proteggersi dalla sabbia.

Il Re rimase affascinato dalla bambina, assomigliava tanto alla sua Regina a tal punto da sembrare madre e figlia a migliaia di chilometri di distanza.

“Ciao piccola” disse il Re, “Come stai?” aggiunse La bimba sorrise.

Re Cuore cercava con lo sguardo i suoi genitori ma non vedeva nessuno nei dintorni.

“Dove è la tua mamma?” Chiese il Re.

La bambina non rispose, abbassò lo sguardo, sembrava avesse capito, ma non parlava la stessa lingua.

La bimba non aveva né la mamma né il papà, ma viveva con uno zio, che non doveva amarla molto.

Il Re allora per superare il problema della incomunicabilità decise di ricorrere alla lingua “dell’Amore”.

“Quanti anni hai?” chiese Re Cuore.

E la bambina con le dita della mano fece segno “tre”..

“Sei piccola!” esclamò re Cuore “però sembri una donnina!”

Allora costui prese dell’acqua e la offrì alla bambina. La piccola bevve tutto d’un sorso e ringraziò con un sorriso. Aveva dentini bianchissimi che spiccavano sul suo volto di pelle ambrata.

Re Cuore allora prese una caramella e la porse. La bimba sgranò lo sguardo e con fare deciso afferrò la caramella comprendendo che poteva fidarsi di quell’uomo.

Da quel momento nacque un legame molto forte tra quei due gioielli umani.

Quell’uomo così forte era stato conquistato dalle grazie di una creatura così severamente mutilata nel destino. Per il re, diventò subito di primaria importanza fare visita alla sua prediletta, il suo era diventato un impegno quotidiano a cui non poteva più sottrarsi.

Gli incontri avvenivano più o meno allo stesso modo, quasi fossero diventati un rituale. Tutti i giorni, alla stessa ora e nelle stesse circostanze.

La bambina aveva imparato che ad ogni incontro c’era qualcosa per lei: acqua, caramelle, cioccolate, penne. Re Cuore le dava l’acqua, si assicurava che la bevesse in tranquillità senza le pressioni degli altri bimbi, poi aspettava di vedere che conservasse nel suo saio caramelle e cioccolate e finalmente le consegnava i doni da portare ai suoi amichetti. Questi ultimi, impauriti restavano un passo indietro ad attendere.

Il rituale di consegna dei doni andò avanti per giorni.

Quei doni ovviamente erano solo l’espediente di Re Cuore di avvicinarsi alla bambina e assicurarsi che stesse bene e non le mancasse nulla.

Un giorno il Re passava per il villaggio, un percorso non programmato, né doveva incontrare la bambina, quindi non portava nulla con sé, né acqua, né caramelle...

Nel centro del villaggio i bambini si fermarono di colpo ascoltando il fragore del sopraggiungere dei cavalli alati. La piccola immediatamente si portò al centro della piazza ponendosi fiera davanti al cavallo alato di Re Cuore.

Il Re era dispiaciuto di non avere doni da consegnare e cercò di spiegarlo alla piccola, la quale in quel preciso momento, incurante di acqua, cioccolate e caramelle si buttò nelle braccia forti di Re Cuore e lo strinse forte forte a sé facendogli sentire tutto il suo affetto. Le sue delicate e piccole manine presero ad accarezzare il viso dell’impavido, il quale per un attimo chiuse gli occhi e sentì le carezze e l’amore della sua amata Regina. Era perso di quella bellissima creatura che aveva fatto breccia nel suo cuore.

La sua dolcezza e il suo sguardo profondo gli ricordavano il suo grande Amore.

Il Re cominciò ad amare quella bambina ed ogni giorno cercava di sapere qualcosa in più di lei:

“Con chi vivi?” chiese il re alla piccola.

La bambina con un segno della mano indicò suo zio, che sembrava non apprezzare il legame che si stava creando tra sua nipote e quell’uomo venuto da lontano.

Lo zio era un uomo tanto cattivo.

Re Cuore che era fra l’altro una persona perspicace maturò in fretta la decisione di parlare con le autorità del posto per adottare quell’amore di bimba. Aveva colto che lei non era sicura lì e non poteva accettare l’idea di rientrare, lasciandola sola abbandonata al suo destino, mentre uomini cattivi continuavano a distruggere la sua terra e la sua casa.

Era sicuro che la Regina del suo cuore sarebbe stata felicissima di accogliere quella bambina così unica e preziosa.

Un giorno però il rituale si interruppe e al solito giro la bimba non c’era. La cosa preoccupò molto il re.

Egli allora decise di cercarla e impose di non andare via da quel posto fino a quando non fosse stata trovata. La chiamava, la cercava, camminò a lungo, chiese aiuto.. non si dava pace...

Della bimba nessuna traccia, nessuno sapeva nulla, e nessuno l’aveva vista, Re Cuore imperterrito, nonostante stanco e con un forte dolore alle gambe, continuò le ricerche, era come impazzito, non ascoltava più neanche i suoi fidi uomini che lo invitavano a riposarsi e a non andare in giro a cercarla da solo.

Un solo pensiero nella sua mente: capire perché quel giorno la piccola non era all’appuntamento, cosa era successo, chi o cosa la tratteneva e la teneva lontana dalle sue braccia.

Passarono ore di angoscia, cresceva la tensione e aumentava la sensazione che qualcosa fosse accaduto alla sua piccola bambina.

Il Re non si fermava, sempre più forte e insistente avvertiva una grande pressione al petto accompagnata dalla convinzione di un tragico epilogo.

Dopo estenuanti ore di ricerca e attesa, la sconvolgente scoperta e 

Il Silenzio

Questa è forse una favola o un storia vera.

Il re scoprì che la sua bambina si chiamava Siriah.

Siriah oggi è una bimba angelo di una forza imparagonabile.

Ascolta, sorride, piange, gioca, cammina mano nella mano con il papà della Regina di Cuore, ormai diventato suo dolce nonno. Sempre presente e magicamente fluente comunica attraverso la musica.

Le piace tanto il mare e adora i bambini. Fatta di bene, piange quando vede gli orrori ed esulta di felicità di fronte all’amore. Monella come tutti i piccoli, dispettosa come una scimmietta e tanto tanto coccolona.

Sento la sua mano che accarezza i capelli e i suoi abbracci e baci. Ascolto il tintinnare delle pietre quando creo i gioielli.

Talebana nel manifestare tutto il suo dissenso e la sua ribellione di fronte alla cattiveria, al tradimento, alla menzogna, manifesta la sua essenza fatta di luce ed energia in un modo che solo un essere così speciale come lei potrebbe fare.

E’ energia vitale, pura, perché Siriah è!
Il progetto di Re Cuore, drasticamente interrotto è andato comunque in porto:

Il suo Sogno e Il Sogno di Siriah si sono avverati.

La “bambina” come la chiamiamo noi è il Sole che illumina le nostre giornate, la stella che illumina i nostri sogni, il ritmo che governa il nostro cuore, è così perché è sempre con noi come una nota di colore alla nostra vita, perché Siriah ha scelto da sé , di abitare nel regno di Re Cuore al fianco del “suo papà” e della “sua mamma” Regina di Cuore divenendo così la loro Principessa D’Amore.

“Ci sono notti che mi sveglio e la trovo seduta accanto a me, con le sue dita tra i capelli, pronta a rassicurarci che sta bene, che è felice nella luce.” [ Re Cuore ]

Siriah è l’essenza dei miei gioielli, un Angelo che non può essere solo mio o del suo adorato papà. Siriah è di tutti!

Il Rituale

Adesso chiudi gli occhi, accarezza con mano il prezioso angioletto, ascolta la tua anima e vedrai che non è “solo” un gioiello, tra le tue dita hai la nostra piccola bambina, guarda con gli occhi del cuore e potrai vederla, è lì che ti sorride con i suoi occhi meravigliosi e prende per mano i tuoi sogni notturni, i sogni più belli per condurli nella realtà.

Nessuna sorpresa produce un effetto più magico del sapere di essere amati e Siriah ci ama!!!!

Ringrazio tutti coloro i quali mi hanno appoggiato e supportato in questo progetto... del cuore.

Ringrazio Il mio Grande Amore Giovanni , il mio “Re Cuore” per avermi “ regalato” la favola di Siriah e aver lottato con me in prima persona affinché il mio sogno si concretizzasse, lo ringrazio per “Aver creduto in me” nonostante le avversità.
Ringrazio il dottor Mimmo Spaccavento per avermi presa per mano come un padre.
Ringrazio i miei compagni di viaggio, tutti schierati in prima linea, dott. Pietro D’Onghia e il suo studio.
Un ringraziamento a delle amiche particolari: Mariella Maringelli, Maria Amodio, Marianna e Rosa Simone Per aver saputo cogliere tutta la sensibilità di questo viaggio.
Dedicata a tutte le persone che si schierano dalla parte del Bene e che rispondono alla cattiveria con l’energia della creatività e della Bellezza, intesa nel suo significato più profondo.
“ Il Bene chiama il bene e la felicità si moltiplica sempre per se stessa .” [C.W.]

 

Vanna Netti